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"Questione di tappi"

  • Roberta
  • 12 feb 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Di come stappare una bottiglia ne abbiamo parlato.

Adesso però facciamo un passo indietro. Come attapparla?

Il mondo dei tappi per questo nettare che tanto ci piace è ormai invaso da soluzioni di ogni tipo. Sintetici, in vetro, a corona, stelvin…di sughero! Ognuno con i suoi pros&cons.


Il sughero

Da millenni utilizzato per isolare e conservare i liquidi. Questo materiale si ottiene dalle querce da sughero, che si trovano soprattutto in Portogallo e Sardegna, ma anche Spagna, Sicilia ed Africa Settentrionale. Le querce vengono decorticate (in sostanza si toglie solo la corteccia…una specie di "scrub") solo dopo 25 anni da quando impiantate, vivono circa 200 anni e raggiungono il giusto spessore per il riutilizzo dopo ben 9 anni!

Ma quello che pochi sanno è che i tappi di sughero si possono riciclare! Infatti vengono riutilizzati nella bio-edilizia per creare pannelli isolanti e nel settore calzaturiero, oltre che per creare moltissimi altri oggetti meno utili ma molto particolari ( vai a vedere sulla mia pagina Facebook)!



Il sughero, con la sua microporosità, garantisce l'ossigenazione, ideale compagna in un processo di affinamento che porterà il vino, se adatto, all’evoluzione delle sue qualità organolettiche. Anche il problema del TCA, il famoso sentore di tappo, sembra non essere più un problema grazie ad una speciale tecnologia tutta italiana (NDTech di Amorim Cork Italia)

I contro? Forse poca praticità… In molti paesi spesso per vini semplici e da bere in gioventù si preferiscono altre soluzioni.

A me piace immaginare che fuori da questo stivale ci sia ancora qualche romantico che in quel tappo tradizionale veda un po’ di poesia...


Sintetici

Fanno un po’ gli imitatori del tappo in sughero. Cercano di richiamarne forma e colore. Sono certamente sterili e facili da utilizzare perché il rischio della rottura è pressoché inesistente.


La differenza sostanziale con i primi è la non permeabilità. Sicuramente si evita di incappare nel rischio del sentore di tappo e si abbattono i costi. Il loro utilizzo può essere consigliato per vini che non necessitano di affinamento, vini giovani e di pronta beva, per gli altri potrebbero creare dei problemi.


A vite

E veniamo ai più amati all’estero: i tappi a vite! Accompagnati in Italia da barriere psicologiche che ci fanno pensare al vino del nonno (magari apprezzato ma grossolano) e che si dissociano dalla nostra idea di eleganza, i tappi a vite o Stelvin sono invece la richiesta di alcuni paesi importatori, come USA o Australia e vengono utilizzati all’estero anche per vini importanti.



Questa soluzione garantisce un’ottima conservazione e non permette scambi di ossigeno. Quindi è assolutamente da prendere in considerazione soprattutto se si esporta, sempre in relazione alla tipologia di vino. Un esempio? Franz Haas, azienda vitivinicola dal 1880, ha iniziato a studiarli dagli anni ’70 e ne fa un punto di forza rispetto ai concorrenti!


In vetro

Buon materiale anche il vetro! Sterile, riciclabile e quindi ecologico, sicuramente molto elegante e semplice da stappare. Sembra essere un degno sostituto del sughero poiché permette un’ottima conservazione del vino. Il vero problema è il costo, insostenibile per le piccole aziende.



A corona

Se abbiamo un blocco psicologico per i tappi a vite, immaginatevi lo shock vedendo i tappi a corona, magari in enoteca o al ristorante!

Non voglio dire che non siano adatti, ma forse non siamo pronti…



Utilizzati sempre dai nonni, ma stavolta per i rifermentati in bottiglia. Diverse aziende ne hanno fatto un segno distintivo (come "Giovanni Menti" o la "Cascina Tavijn") ...come dire, quando si capisce qualcosa di marketing!


A ciascuno la propria scelta, ma se si vuole ottenere qualche risultato, che sia pesata sul prodotto, razionale e mirata!

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